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Venerdì Mar 15 2024 12:07
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Le banche centrali domineranno i mercati questa settimana, con la Federal Reserve, la Bank of Japan, la Bank of England, la Reserve Bank of Australia e la Banca nazionale svizzera che si riuniranno per decidere la politica monetaria. Nonostante si preveda che la Fed mantenga invariati i tassi, potrebbero esserci fuochi d’artificio dalla BoJ dopo la conclusione delle negoziazioni sui salari che hanno portato al più alto aumento per i lavoratori degli ultimi 25 anni. Probabilmente la BNS inizierà a tagliare i tassi, anche se potrebbe anche optare per aspettare di vedere come procede l’inflazione.
La conclusione delle negoziazioni sui salari in Giappone ha portato al più importante aumento degli ultimi 25 anni. In questo contesto si piazza l’incontro di due giorni della Bank of Japan che si concluderà martedì. Fonti hanno indicato che le negoziazioni sui salari sono sufficienti per giustificare un cambio di politica all’incontro di marzo, anche se bisognerà vedere se i policymaker non vorranno aspettare fino ad aprile. “L’esito delle negoziazioni di quest’anno sui salari è fondamentale” per decidere se la BoJ deve abbandonare i tassi negativi, ha dichiarato il Governatore Kazuo Ueda al parlamento la scorsa settimana.
Non si prevedono variazioni dalla RBA martedì, anche se ulteriori discussioni di possibili rialzi potrebbero essere già qualcosa per il mercato. La banca centrale ha lanciato invariati i tassi di riferimento ad un massimo di 12 anni del 4.35% a febbraio grazie al raffreddamento dell’inflazione, ma i verbali dell’incontro hanno evidenziato come i policymaker hanno parlato di rialzi dei tassi. La RBA ha notato che “un ulteriore aumento dei tassi di interesse non può essere escluso”, anche se i mercati vedono questo un discorso più di posizionamento finalizzato ad evitare che gli investitori prezzino troppi alleggerimenti per quest’anno.
I mercati non hanno ancora escluso un taglio dei tassi a marzo dopo che gli ultimi due rapporti sull’inflazione hanno evidenziato che la crescita dei prezzi è ancora ben oltre il target della Fed, mentre il mercato del lavoro non dà ancora segni di cedimenti. L’IPC headline è avanzato del 3.2% anno su anno a febbraio. L’IPC core rimane ad un ostico 3.8% anno su anno dal 3.9% anno su anno di gennaio, mentre la misura dell’inflazione “supercore” è rimasta invariata al 4.3% anno su anno. Un taglio a maggio sembra ora sempre più improbabile e i mercati puntano ora su giugno. Bisognerà vedere ora cosa se ne farà la Fed di questi dati sull’inflazione mercoledì e se porteranno la Fed ad essere più cauta di quanto lo è stata a dicembre.
Non si prevedono variazioni per giovedì ma l’Office for Budget Responsibility prevede che l’inflazione cali al 2% nel prossimo paio di mesi, lasciando così la strada spianata affinché la Bank of England tagli i tassi più speditamente di altre omologhe. Il governatore della Bank of England Andrew Bailey ha dichiarato che il Regno Unito è “prossimo o già ad una piena occupazione” e sembra meno preoccupata dell’inflazione. La crescita dei salari è diminuita e il raffreddamento del rapporto occupazionale ha portato i trader a prevedere un taglio dei tassi già a giugno invece che ad agosto come si prevedeva prima. I mercati aspetteranno di vedere se la BoE è dell’idea di tagliare i tassi a giugno o vuole essere più cauta.
La BNS potrebbe essere la prima a tagliare i tassi. L’inflazione IPC è calata all’1.3% a gennaio dall’1.7% previsto, come a dicembre. Tale calo a sorpresa ha evidenziato che l’inflazione è inferiore del previsto nel Q1, portando molti a speculare che la banca centrale taglierà i tassi già questo mese. Tuttavia potrebbe optare per attendere le mosse della BCE e Fed a giugno.
Il capoeconomista di Bank J Safra Sarasin, Karsten Junius, ritiene che la BNS debba procedere con i tagli, indicando che una decisione tempestiva sarebbe la “migliore assicurazione” contro un’inflazione negativa. “La BNS è riuscita a riportare l’inflazione nell’intervallo obiettivo. Tagliando i tassi di interesse al prossimo incontro del 21 marzo, potrebbe ridurre l’ipervalutazione reale del franco svizzero e supportare il ritorno dell’economia ad una crescita potenziale” ha scritto sul sito “The Market” del Neue Zuercher Zeitung.